La macrofotografia permette di fotografare particolari di oggetti molto piccoli e di ingrandirli. Si tratta di un tipo di fotografia adatto a fotografare cose come insetti, fiori o altre cose. In questo articolo vedremo le attrezzature fotografiche e le tecniche per scattare questo tipo di foto.
Macrofotografia
La macrofotografia è definita dal dizionario Garzanti come “tecnica di ripresa fotografica per ottenere immagini ingrandite di oggetti molto piccoli; la fotografia stessa ottenuta con tale tecnica.”
Poi, in funzione dell’uso della fotografia stessa, può essere macrofotografia scientifica, forense, artistica.
La macrofotografia può essere utile anche in campo legale peritale, per esempio per comparare i segni lasciati dalle armi sui proiettili o sui bossoli, oppure per individuare anomalie in materiali o altri segni lasciati da lavorazioni meccaniche.
Le attrezzature necessarie sono sempre le medesime, indipendentemente dall’uso che si desidera fare della foto. Ciò che determina, però, le diverse apparecchiature ottiche necessarie sono i fattori di ingrandimento.
Per ritrarre fiori, insetti o piccoli animali sono sufficienti i comuni obiettivi con funzione macro. In questo modo sono state riprese le farfalle della figura 1.
Per soggetti più piccoli, invece, è necessario spingersi un po’ oltre e usare gli anelli distanziatori. Questi sono interposti, nelle reflex, tra il corpo macchina e l’obiettivo. Aumentando la distanza tra il sensore e l’obiettivo, si riduce la distanza di messa a fuoco, ossia la distanza dal soggetto. La diretta conseguenza è la riduzione del campo di ripresa; se prima l’obiettivo poteva avere un angolo di ripresa ampio, con gli anelli distanziatori si riduce di molto. Per farsi un’idea del motivo per cui ciò avviene è sufficiente riferirsi alla figura 2, che illustra il concetto delle lunghezze focali.
Gli anelli distanziatori sono una grande comodità: costo ridotto, compattezza, leggerezza, nessuna regolazione da effettuare. Per contro, non offrono una grande flessibilità: poiché la loro misura, quindi la distanza tra l’obiettivo e il corpo macchina, è fissa, non è possibile variare il fattore di ingrandimento. In alternativa si possono usare più anelli, combinandoli. Per esempio, con un anello da 15 mm, uno da 25 e uno da 35 mm è possibile ottenere distanze anche di 40, 50, 60 o 75 mm, disponendo così di una più ampia gamma di scelte in funzione del soggetto che si vuole ritrarre.
Esistono poi i soffietti, dispositivi regolabili interposti tra macchina e obiettivo che consentono di regolare la distanza tra l’obiettivo e il corpo macchina nella misura desiderata. Alcuni trasmettono all’obiettivo i comandi provenienti dalla macchina.
I soffietti sono la soluzione più flessibile quando si desidera un’ampia gamma di scelte di fattore di ingrandimento. La distanza tra corpo macchina e obiettivo è variabile da un minimo a un massimo in modo continuo. Un soffietto con estensione, per esempio, di 150 mm consente di coprire una gamma di distanze da un minimo pari allo spessore del soffietto chiuso a un massimo pari alla lunghezza del soffietto alla sua massima estensione. Questa gamma consente di coprire tutte le distanze tra il minimo e il massimo, così da disporre agilmente di diversi fattori di ingrandimento senza che vi sia la necessità di cambiare obiettivo o di inserire o togliere anelli distanziatori. Questo fa dei soffietti la soluzione ideale, anche se più costosa rispetto agli anelli distanziatori, per chi ama dedicarsi alla macro, conscio di poter affrontare sia il forte ingrandimento necessario per ritrarre un moscerino sia un ingrandimento più contenuto per riprendere, per esempio, un piccolo fiore.
Esistono in commercio sia soffietti dedicati, ossia che trasmettono all’obiettivo tutti i comandi provenienti dalla macchina, sia soffietti per uso in modalità manuale. Questi ultimi sono decisamente più economici e facili da reperire. Se si è alla ricerca di un soffietto, conviene cominciare cercando di adattare, attraverso gli appositi anelli, un vecchio soffietto di qualche macchina manuale.
Sostituendo solo l’attacco in corrispondenza del corpo macchina, si possono usare i medesimi obiettivi previsti in origine. Per esempio, nella figura 6 si nota come un vecchio soffietto economico possa tornare utile adoperandolo col suo obiettivo usato in origine con macchine a pellicola: un Carl Zeiss Tessar 50 mm f/2,8 con attacco a vite. Con questo è stata scattata la foto del bossolo visibile in figura 3.
Nonostante sia un obiettivo datato, i risultati parlano da soli. Quando, come in questo caso, si usano obiettivi privi di controlli elettronici o soffietti che non trasportano i segnali di comunicazione tra macchina e obiettivo, il diaframma sarà da regolare manualmente prima dello scatto. La messa a fuoco, generalmente anche con macchine autofocus, avviene regolando la distanza tra la macchina e il soggetto. Per questo scopo i soffietti più evoluti, come quello in figura 7, hanno la possibilità di far scorrere la slitta del soffietto stesso rispetto all’attacco sul treppiede. Quest’ultimo è un altro elemento fondamentale per realizzare le macro.
Vista la ridotta distanza tra soggetto e macchina e la ridotta profondità di campo che abitualmente si ha nella macrofotografia, è sufficiente spostarsi di qualche millimetro per non avere più nulla a fuoco. Per questo la stabilità è fondamentale.
Un altro elemento importante è la luce. Se ci si limita a fattori di ingrandimento non esasperati e a soggetti rischiarati dalla luce del giorno, si può operare senza l’ausilio di fonti di luce esterne anche se non si ha il controllo della direzione della luce rispetto al soggetto. Per un’illuminazione più intensa si ricorre all’uso dei flash di tipo anulare, come quello visibile in figura 8, o a modelli da innestare sull’obiettivo.
Questi flash, essendo collocati in corrispondenza della lente principale dell’obiettivo, garantiscono un’illuminazione frontale omogenea. La presenza, sui medesimi, di una luce pilota semplifica la messa a fuoco in condizioni di luce scarsa o quando si riprendono soggetti scuri. Il flash consente anche di lavorare con diaframmi particolarmente chiusi, così da avere una maggiore profondità di campo.
Autore: Enzo Borri – Tratto da: Fotografia digitale 4.0 Reflex… e non solo – Edizioni FAG Milano