La tecnica dell’HDR finalmente spiegata. Creazione di fotografie dall’ampia gamma dinamica, dallo scatto all’elaborazione con Adobe Photoshop e Photomatix Pro, per ottenere immagini simili alla vista umana. Vedrete inolte come ottenere un HDR “Dragan”, applicando l’effetto inventato dal famoso fotografo Andrzej Dragan.
Che cos’è l’HDR
HDR è l’acronimo di High Dynamic Range (Alta Gamma Dinamica, o elevata latitudine di posa). La classica latitudine di posa, o gamma dinamica, è il dettaglio sulle ombre che viene registrato su una pellicola o su un sensore digitale. L’occhio umano, rispetto alla pellicola o agli attuali sensori digitali, è molto più sensibile. Infatti, i nostri occhi sono in grado di vedere dettagli scarsamente illuminati, che nessun apparecchio fotografico potrebbe catturare.
L’esposizione fotografica si ottiene sulle luci o sulle ombre, o meglio ancora facendo una media di entrambi i valori EV (Exposure Value) per ottenere maggiori dettagli. Tuttavia, dovremo per forza sacrificare le alte luci o le ombre più scure. I nostri occhi sono molto più sofisticati. Provate a mettervi a un paio di metri da una finestra dove non batte il sole e, guardando fuori, vedrete tutto normalmente, come al solito, ma vedrete anche i contorni della finestra e ciò che la circonda all’interno della casa. Insomma, la vostra vista è in grado di percepire molti dettagli, contemporaneamente, anche se state focalizzando una scena illuminata in modo così diverso: l’esterno illuminato e l’interno in penombra.
Provate a realizzare una fotografia che sia in grado di cogliere gli stessi dettagli della vostra vista: è praticamente impossibile, a meno di non usare tecnica HDR.
L’HDR è una tecnica inizialmente introdotta in computer grafica per consentire che i calcoli sull’illuminazione potessero essere fatti a una latitudine di posa molto più ampia e si potessero visualizzare i valori di illuminazione sia sulle ombre sia sulle alte luci.
Le informazioni memorizzate in un’immagine HDR, di solito, corrispondono ai valori fisici della luminosità che possono essere osservati nel mondo reale. In questo differiscono dalle informazioni memorizzate nelle normali immagini digitali che registrano solo quali colori vanno riprodotti sullo schermo.
I file contenenti immagini HDR richiedono un maggior numero di bit per colore rispetto alle immagini tradizionali.
Per rappresentare i pixel HDR sono spesso utilizzate immagini da almeno 16 o 32 bit. Tuttavia, non vi dovrete preoccupare molto di questo dato. Infatti, come vedrete, ci penseranno i software che generano l’HDR ad applicare la conversione in bit in automatico.
Lo scatto per l’HDR
Qualsiasi fotocamera digitale è in grado di memorizzare file adatti alla successiva elaborazione dell’HDR. Tuttavia, è necessario almeno uno di tre requisiti: la possibilità di esporre la fotografia manualmente, la possibilità di eseguire il bracketing o la memorizzazione dei file in formato RAW. Se la fotocamera digitale è completamente automatica, come quella dell’iPhone, per esempio, non potrete preparare file HDR.
In genere le fotocamere reflex digitali si prestano molto bene per questo tipo di tecnica, ma anche le compatte avanzate o le fotocamere bridge, ossia quelle che somigliano a una reflex ma hanno l’obiettivo non sostituibile e il mirino elettronico (EVF, Electronic Viewfinder).
La prima tecnica, utilizzando la macchina in manuale, si ottiene in questo modo. Mettete la fotocamera in modalità completamente automatica e fate un’esposizione di prova, per vedere con quali valori l’immagine è stata registrata. Per esempio, 1/40 di secondo e f.4. Per ottenere un’immagine HDR, dovete eseguire almeno altri due scatti con valori di esposizione diversi. Mettete la vostra fotocamera in modalità manuale e calcolate +2 stop rispetto ai valori espressi nella fotografia precedente, quindi circa 1/13 f.3.5. I tempi di scatto variano a seconda del tipo di fotocamera utilizzato. Se non avete 1/13, mettete 1/10 e f.4 o 1/20 f.2.8 e così via. In questo modo avete ottenuto un’immagine da +2.0 EV. Ora dovete realizzare un’immagine da -2.0 EV. Quindi, lasciate la fotocamera in modalità manuale e calcolate -2 stop sul dato di scatto della prima immagine (1/40 f.4), quindi 1/80 f.5.6.
Avete creato tre immagini pronte per essere elaborate e trasformate in una fotografia HDR. Scorretele sul display della vostra fotocamera o scaricatele e guardatele sul computer. Noterete che avete registrato tutte le informazioni della scena in tre scatti diversi. Avete a disposizione tutti i dettagli, tuttavia non sapete ancora come fonderli assieme. Non è un problema, lo vedremo più avanti.
Un metodo più comodo per realizzare scatti HDR è quello di sfruttare la funzione bracketing della fotocamera digitale. Se la vostra fotocamera ne è fornita, ed è molto facile che lo sia, fatene tesoro. Il bracketing vi consente di effettuare in automatico l’operazione precedentemente descritta, senza dovere calcolare manualmente i valori EV sul primo scatto. Impostate quindi il bracketing a +1 o superiore, meglio +2 se volete ottenere maggiori dettagli. Mettete la fotocamera completamente in automatico e questa scatterà tre immagini simili a quelle di figura 2, con valore EV diverso a seconda di come lo avete impostato dal menu. Per impostare il bracketing sulla vostra fotocamera, fate riferimento al manuale utente che trovate nella scatola.
Per allineare via software queste tre immagini, avete bisogno che esse siano state scattate esattamente nello stesso punto senza alcun cambiamento dell’inquadratura, altrimenti otterrete strani artefatti. È consigliabile, quindi, l’utilizzo del treppiede, sia con la tecnica completamente manuale sia col bracketing, soprattutto se vi sono richiesti tempi di scatto lunghi. Se i tempi di scatto sono brevi e operate in bracketing, potete fare a meno del treppiede. Ci penserà poi il software di elaborazione ad allineare le immagini.
Se invece non vi va di portare con voi un pesante treppiede, potete utilizzare quest’ultima tecnica che personalmente preferisco alle precedenti. Per sfruttare questa tecnica, avete bisogno di una fotocamera digitale che registri sulla scheda di memoria il formato RAW. Avete anche bisogno di una scena ben illuminata, in modo da consentirvi uno scatto a mano libera da almeno 1/30 sec, oppure di incrementare drasticamente la sensibilità ISO della fotocamera.
La tecnica consiste nello scattare semplicemente una sola fotografia. Il formato RAW è veramente flessibile e versatile. Una volta scaricato il file sul computer, potrete ottenere con estrema facilità versioni JPEG di questo scatto con valori di esposizione diversa, pur avendo scattato un solo frame. Dovrete aprire in Aperture, Lightroom o Camera RAW il file e, alla voce Esposizione, incrementare o ridurre il valore EV. Una volta incrementato questo valore, salvate l’immagine in JPEG, poi salvatene una versione con l’EV diminuito e una con EV a zero. Avrete ottenuto lo stesso risultato di tre scatti realizzati con la tecnica del bracketing.
Al fine di ottenere un’immagine HDR il valore ISO, ossia la sensibilità alla luce del sensore, è indifferente. Tuttavia, la regola vale come per qualsiasi genere fotografico: più alto sarà il valore ISO e maggiore sarà il rischio di ottenere immagini con disturbi visivi o artefatti, detti “rumore”. Vedrete, in dettaglio maggiori informazioni sul rumore in un prossimo articolo, dedicato alla fotografia notturna.
Le immagini HDR sono generalmente costituite da tre fotografie esposte in modo diverso. Potete tuttavia usarne molte di più: tre è solo il numero minimo. Più scatti realizzerete a valori EV diversi e più dettagli sarete in grado di evidenziare. Potete generare, quindi, cinque file con valori EV diversi: -2.0, -1.0, 0, +1.0 e +2.0. Per farlo dovrete scattare una singola fotografia in formato RAW e ricavare cinque versioni JPEG con valore EV diverso, o calcolare manualmente questo tipo di esposizione durante lo scatto. Potete anche usare il bracketing: basta impostare la fotocamera a variare i valori EV a -1.0 e +1.0 e scattare tre fotografie, poi cambiare ancora le impostazioni a EV -2.0 e +2.0 e scattare altre tre fotografie. Otterrete sei immagini, di cui due identiche a EV 0. Una di queste è assolutamente inutile ai fini della creazione dell’immagine HDR, potete quindi cancellarla.
Le immagini HDR possono essere ottenute anche con la fotografia tradizionale a pellicola. Tuttavia sarà necessario acquisire con uno scanner i negativi esposti a valori diversi, dato che è assolutamente impossibile ottenere un’immagine HDR con le tecniche tradizionali di camera oscura.
Elaborazione con Adobe Photoshop
Da un po’ di tempo Adobe Photoshop è in grado di creare immagini HDR e nel tempo questa funzione si è evoluta, fino ad arrivare a un notevole grado di perfezionamento con la release CS4.
Photoshop CS4 aggiunge funzioni interessanti per la creazione di immagini HDR. Tuttavia, come vedremo nel paragrafo successivo, non è la soluzione migliore per questa tecnica.
Photoshop CS4 è in grado di riconoscere immagini appositamente scattate con differenze di valori EV in formato RAW, grazie all’esperienza maturata con Adobe Lightroom. Come avete visto nel paragrafo precedente, avete a disposizione almeno tre scatti con valore EV differente. Analizziamo l’importazione di questi tre file in formato RAW all’interno di Photoshop per la creazione di file HDR. Aprite Photoshop CS4. Dal menu File, scegliete Automatizza e poi Unisci come HDR, come mostrato in figura 4.
Si aprirà una classica finestra di dialogo, dalla quale è possibile scegliere i file o il contenuto di una cartella da importare. Per selezionare file multipli, basta trascinare su di essi il mouse tenendo premuto il bottone sinistro. È più comoda l’importazione di una cartella ma, attenzione, quella cartella deve contenere solo i file preposti a creare un’immagine HDR. Se all’interno sono presenti altre fotografie, queste verranno associate e si creeranno immagini “fantasma”.
Una volta selezionati i file o la cartella, si aprirà una nuova finestra, visibile in figura 5, dalla quale è possibile vedere alcuni dettagli. Vediamo di analizzarli.
La finestra mostra una fusione delle tre immagini correttamente allineate da Photoshop. Le tre fotografie possono essere viste nella colonna a sinistra, mentre a destra troviamo pochi bottoni. Il primo è un menu a tendina che ci mostra la profondità in bit. Lasciatela a 32 bit, perché le immagini HDR sono appunto a 32 bit e I risultati migliori si ottengono proprio con questo valore. Sotto troviamo un istogramma. Chi già utilizza Photoshop conosce questa funzione. In pratica, si tratta di un grafico che mostra le alte luci, i mezzi toni e le ombre di una fotografia. A sinistra ci sono le ombre, al centro i mezzi toni (i grigi) e a destra ci sono le alte luci. Se un’immagine mostra picchi alti a destra, la fotografia sarà sovraesposta, se li mostra a sinistra sarà sottoesposta, se li mostra al centro ci sarà una forte presenza di valori medi, ma con poco contrasto, risultando quindi un’immagine piatta e priva di contrasto. L’istogramma vi serve come punto di partenza per correggere le immagini: un corretto bilanciamento dei valori sull’istogramma vi darà una buona immagine. In ogni caso, fidatevi sempre dei vostri occhi e usate l’istogramma solo come ausilio nella correzione delle fotografie.
Nell’istogramma di questa finestra non potete correggere molto: potete utilizzare il cursore per aumentare o diminuire la luminosità dell’immagine.
Alla fine trovate Curva di risposta. Di cosa si tratta? Se non sapete cosa sono le curve in Photoshop o, comunque, non siete esperti in materia, lasciate perdere e lasciate il valore su Automatico; otterrete immagini HDR ottime anche in questo modo. Se invece siete “esperti” di curve in Photoshop, potete caricare uno dei vostri preset personalizzati da applicare all’immagine.
Fate click su OK e l’immagine si aprirà in Photoshop. Ora noterete il risultato deludente visibile in figura 6.
L’immagine è buia e diversa da come l’avevate vista nella finestra precedente. Perché? L’immagine è già in HDR, ma il vostro monitor non è in grado di visualizzare tutti i colori e i dettagli generati da questo tipo di file. Aspettate, non correte subito a comprare un nuovo monitor perché attualmente non esiste in commercio alcun display in grado di visualizzare correttamente un’immagine HDR a 32 bit. La funzione precedente vi serve esclusivamente a fornire informazioni a Photoshop su come elaborare il file. L’immagine HDR deve ora essere trasformata secondo le vostre esigenze. Provate ad aprire in alto qualche menu di Photoshop e noterete che molte funzioni, soprattutto nelle Regolazioni, non sono attive. Perché? State lavorando su un’immagine a 32 bit e molte funzioni non saranno disponibili finché non convertirete il file a 8 o a 16 bit.
Prima di applicare questa conversione, vediamo come procedere nel miglioramento dell’immagine. Con Photoshop CS4 possiamo intervenire su un’immagine a 32 bit principalmente con due funzioni: l’Esposizione e il pannello di correzione dei Livelli, visibili in figura 7.
In un’immagine come questa, con valori EV che si differenziano per uno stop, ci accorgiamo che non sono abbastanza efficaci a produrre l’effetto HDR voluto. Ma questo è sempre un limite del monitor. Non appena convertirete l’immagine inizierete a vedere qualche risultato in più. Per questa ragione possiamo usare la finestra Esposizione, che trovate in Immagine > Regolazioni, per aumentare il valore EV, portandolo magari a +2. In questo modo l’immagine migliorerà mostrando molti più dettagli. Tenendo selezionata l’opzione Anteprima, all’interno della finestra Esposizione, potete vedere in diretta il risultato, e magari scegliere anche valori diversi da +2 stop, come valori intermedi.
Qualora fosse necessario, potete intervenire anche con la funzione di correzione dei Livelli, che trovate sempre in Immagine > Regolazioni. Qui potete “giocare” con l’istogramma in modo molto più completo rispetto alla finestra Unisci come HDR vista precedentemente. Utilizzate gli slider nero, grigio e bianco per cambiare la luminosità e il contrasto della foto. Se non siete molto pratici della funzione di correzione dei livelli potete provare con i Preset già pronti, da utilizzare magari come punto di partenza.
Giunti a questo punto, potete convertire l’immagine a 32 bit in un formato più piccolo. Solo pochi software come Photoshop sono in grado di leggere le immagini a 32 bit. Quindi, per forza di cose, dovremo abbassarla di qualità. Inoltre vorrete vedere maggiori dettagli, altrimenti perché fare un HDR? Intervenendo in questo modo cambieranno anche i colori in quanto, eliminando alcune informazioni dalla fotografia (i bit appunto), si creerà il classico effetto dei colori HDR, falsi e particolarmente accesi.
Selezionate in alto Immagine > Metodo e scegliete 8 o 16 bit, come mostrato in figura 8. Se non sapete se usare 8 o 16 bit, significa che per il vostro utilizzo saranno più che sufficienti 8 bit. Un’immagine da 8 bit pesa la metà di un’immagine da 16 bit, quindi occupa meno spazio sull’hard disk.
Una volta scelto il valore 8 o 16 bit, si aprirà una finestra di dialogo nella quale potete impostare ulteriori parametri, come l’esposizione e la gamma. Quest’ultima modifica radicalmente il contrasto, quindi usatela con molta parsimonia. Tenendo selezionata l’opzione Anteprima, anche in questa finestra è possibile vedere in diretta il risultato, visibile in figura 9.
Photoshop CS4 è in grado di creare immagini HDR anche da “versioni JPEG” di un singolo file RAW. Come visto nei paragrafi precedenti, possiamo creare più file JPEG con valori EV differenti ricavati da un singolo file RAW. Importando le versioni JPEG, Photoshop CS4 ci chiede di impostare manualmente i valori di scatto della fotografia, come visibile in figura 10.
Qui dovete tenere a mente le impostazioni che avete dato per creare ciascuna di queste versioni JPEG. Quindi, potete impostare manualmente il tempo di scatto, l’apertura del diaframma e il valore ISO. Tuttavia sarà molto più semplice cliccare su EV e impostare +2 o -2. Lasciate il valore EV su 0 per l’immagine che non ha subito variazioni EV durante l’esportazione in formato JPEG.
Una volta eseguite le operazioni descritte precedentemente, potete regolare anche i colori in un’immagine a 32 bit, ottenendo in questo modo colori molto più saturi e artefatti, come visibile in figura 11. Andate su Immagine > Regolazioni > Tonalità/Saturazione. Qui potete regolare la tonalità dei colori e la saturazione.
Nota
Sono in circolazione (fate un giro su Flickr) file HDR molto saturi e irreali ed altri che invece non sembrano affatto degli HDR, ma foto perfettamente esposte. Entrambi i risultati sono corretti, non c’è uno stile unico per creare gli HDR, per cui se vi piacciono i colori molto saturi e irreali il vostro stile sarà quello o viceversa. Occorre in ogni caso un po’ di tempo per affinare la propria tecnica nel creare HDR in Photoshop CS4.
Una volta terminate tutte le correzioni del caso, convertite l’immagine a 8 o a 16 bit. Mettendo le mani sulla correzione colore, noterete che l’immagine ha assunto colori molto forti e irreali. Questo effetto potrebbe anche andare bene per il vostro stile, ma con molta probabilità potrebbe apparire del rumore, ovvero disturbi nell’immagine. Nell’articolo dedicato alle fotografie notturne vedremo come risolvere questo problema.
Elaborazione con Photomatix Pro
L’ultima versione di Adobe Photoshop CS4 è decisamente migliorata nella creazione di immagini HDR. Tuttavia, siamo ancora molto lontani da ciò che sono in grado di produrre altri software come Photomatix Pro.
La creazione di HDR con Photomatix Pro risulta molto più semplice rispetto a Photoshop e anche più gradevole.
L’uso di Photomatix è basato, come Photoshop, su due fondamentali processi: l’Exposure Blending e il Tone Mapping. Il primo processo è la fase di allineamento e fusione delle differenti immagini, mentre il secondo regola e rivela i dettagli su luci e ombre.
Photomatix Pro è disponibile per l’acquisto presso il sito di HDR Soft al prezzo di 70 euro. Photomatix Pro è un programma a sé, disponibile per Mac OS X e tutte le versioni di Microsoft Windows. È anche disponibile la versione plugin per Adobe Photoshop, con la sola funzione del Tone Mapping in quanto Photoshop ha già all’interno un’ottima funzione di Exposure Blending. Quest’ultimo plugin non è disponibile in versione stand-alone, ma soltanto acquistando anche il software Photomatix Pro e in questo caso il prezzo aumenta a circa 90 euro.
Consiglio l’acquisto della sola versione software. Potrete inserire il risultato finale creato da Photomatix all’interno di Photoshop per applicare in seguito altri tipi di correzione. Sul sito HDRsoft è comunque disponibile una versione demo. Non ha alcuna scadenza ed è pienamente funzionante, ma applicherà un watermark (una scritta in sovraimpressione) sull’immagine finale.
Esiste anche una versione Photomatix Basic che è disponibile gratuitamente per il download, sempre presso il sito HDRsoft. Tuttavia questa versione limitata di Photomatix è alquanto datata e disponibile solo per computer Windows. In questo volume esamineremo quindi soltanto Photomatix Pro.
Scaricate una versione trial per Mac o PC (o acquistatela), poi installatela e iniziate a usarla. Aprite Photomatix Pro. Apparirà una piccola finestra di dialogo con pochissime voci. Dov’è l’interfaccia grafica, vi domanderete? Quella comparirà dopo, adesso non serve. L’importante è che voi ora abbiate le idee chiare su quali immagini utilizzare per ricavare un HDR. A differenza delle vecchie versioni di Photomatix Pro, le ultime sono in grado di processare gli HDR anche dalle immagini RAW, per cui non sarà necessario creare versioni JPEG con Aperture, Lightroom o Photoshop, tanto che per Lightroom esiste addirittura un plug-in di esportazione diretto.
Se avete già scelto quali immagini “mescolare”, dovete fare soltanto una cosa: premere il bottone Generate HDR image in Photomatix Pro, come visibile in figura 13.
Come in Adobe Photoshop CS4, vi sarà richiesto di selezionare le immagini che volete utilizzare. Una volta effettuata la scelta e premuto OK, apparirà una finestra per la regolazione dei valori EV. Questa finestra, visibile in figura 14, apparirà soltanto se state lavorando su file JPEG. Se invece avete caricato dei RAW, Photomatix passerà alla schermata successiva, in quanto i valori vengono ricavati dallo stesso file RAW. Se invece state lavorando in JPEG, Photomatix leggerà i valori EV dai metadata dell’immagine, tuttavia vi chiederà conferma se i valori interpretati sono corretti.
Una volta finito di impostare i valori EV, premete OK per passare alla finestra successiva. Se invece avete caricato dei RAW siete già arrivati qui e vi sarà apparsa la finestra visibile in figura 15.
Non c’è molto da fare in questa finestra, perché con molta probabilità i valori appropriati sono già impostati. Vediamo comunque di capire quali sono le impostazioni corrette e perché. La prima opzione è Align source images, ovvero allinea le immagini sorgenti. Questa opzione è fondamentale se non avete scattato le immagini utilizzando un treppiede. In questo modo Photomatix tenterà di allinearle. Se avete utilizzato il treppiede, invece, disabilitate questa funzione, perché vi farà soltanto perdere tempo. Photomatix, infatti, impiegherà molto più tempo a ricavare l’immagine su cui lavorare. Se invece avete scattato a mano libera, lasciate l’impostazione così come si trova. La stessa regola vale anche per l’impostazione successiva, Attempt to reduce ghosting artefacts. In pratica, se avete scattato una scena con soggetti in movimento, Photomatix tenterà di ridurre l’effetto “fantasma” generato dal movimento di persone o cose in scatti diversi e posizioni diverse. Anche qui, se nella scena non erano presenti esseri viventi in movimento o fogliame mosso dal vento, disabilitare questa funzione vi farà risparmiare molto tempo.
Infine, assolutamente, non toccate la funzione Take tone curve of color profile. In pratica, la regolazione delle curve verrà ricavata da Photomatix Pro in automatico e, credetemi, funziona. Le altre opzioni sono molto avanzate e probabilmente giustificano il costo del programma, però non vi servono a creare una buona immagine HDR ma soltanto a complicarvi la vita. Premete OK per arrivare all’immagine ricavata da Photomatix.
Avete ottenuto la vostra bella immagine “mescolata”, ricavata da tre scatti dal differente valore EV. Ma è brutta, è piatta! Si, proprio così, come in Photoshop non appena avete finito l’allineamento. Qui avete fatto per il momento la stessa cosa. L’immagine deve essere ancora elaborata premendo il bottone Tone Mapping, visibile in figura 16. Attenzione: prima di premerlo, Photomatix vi rivela perché le immagini, una volta elaborate, sono così orribili. Photomatix scrive: Standard monitors can not directly display the large range of information available in an HDR image in unprocessed state. Per chi non mastica l’inglese, significa che il vostro monitor, in quanto standard, non è in grado di visualizzare l’ampia gamma di informazioni ricavabili da un file HDR. La funzione Tone Mapping serve appunto a questo, a fare un “rendering” di quello che il computer è in grado di percepire da un’immagine HDR ma che non può mostrarvi attraverso il proprio monitor. Questo limite è dovuto all’hardware di tutti i computer attualmente in commercio. I produttori stanno lavorando a display con questo tipo di capacità, ma hanno ancora prezzi inarrivabili.
Una volta premuto Tone Mapping, siamo di fronte, senza ombra di dubbio, a un’immagine già migliore rispetto alla precedente, ma possiamo fare di meglio. Se vi piacciono gli HDR discreti, con poca saturazione, un risultato come questo potrebbe essere più che sufficiente. Se invece siete amanti dei colori saturi, dovrete dare qualche informazione in più a Photomatix.
Nella figura 17 potete notare la differenza tra il prima e il dopo l’elaborazione con i comandi utilizzati.
La prima voce, Strength, aumenta o riduce il dettaglio ricavabile dalla foto. In pratica, aumenta il contrasto fino a rendere alcuni elementi, come le foglie cadute a terra, quasi in tridimensionale e dando l’idea di essere in rilievo. Se questo effetto vi piace, esagerate pure con questo comando. Un buon punto di partenza per ottenere una bella immagine HDR è impostare il valore Strength a 90.
La seconda funzione, Color Saturation, serve a aumentare o ridurre la saturazione dei colori. Un buon punto di partenza è impostare questo valore a 80.
Light Smoothing serve a rendere le luci più o meno morbide. Trovate una serie di cinque pallini sotto questa voce. Provate a cliccarli tutti per vedere la differenza. Cliccando quello più a sinistra, otterrete un’immagine ultra definita e piena di dettagli, ma assolutamente irrealistica per la sua colorazione. Se invece vi spostate, cliccando sui pallini sempre più a destra, otterrete un’immagine meno dettagliata ma molto più vicina alla realtà. Non c’è un’impostazione giusta o una sbagliata che potete dare con Light Smoothing, starà al vostro gusto personale decidere. Tuttavia, provate inizialmente con le impostazioni High o Very High.
Il comando Luminosity non serve ad altro che ad aumentare o ridurre la luminosità generale sulla scena. A questo punto l’immagine HDR può considerarsi pronta per essere esportata, tuttavia Photomatix Pro aggiunge una serie di altri comandi che, a seconda dell’immagine che stiamo trattando, potrebbero rivelarsi interessanti.
Potete ulteriormente definire il contrasto dell’immagine a piccoli colpi di mouse sulle voci White Point, Black Point e Gamma, sotto la scheda Tone. Sotto la scheda Color, invece, potete regolare i colori e creare effetti incredibili. Per esempio, potete usare Temperature per cambiare la tonalità dell’immagine in generale, quindi regolare un diverso tipo di bilanciamento del bianco. Potete aumentare o togliere la saturazione su alte luci e ombre con Saturation Highlights e Saturation Shadows. Per esempio, potreste ridurre al minimo la saturazione sulle ombre in modo che le parti più scure siano in bianco e nero, mentre quelle più luminose a colori. Sotto la scheda Micro potete regolare ulteriormente altri dettagli dell’immagine, mentre sotto S/H potete regolare ulteriori impostazioni su alte luci e ombre.
Infine, trovate sotto queste schede un bottone da attivare con scritto 360° image. Questa funzione va attivata soltanto se si sta lavorando con un’immagine panoramica.
Premete Process per elaborare il file finale. Una volta finito, apparirà il file di rendering e scomparirà la finestra di regolazione. Andate su File > Save as… e scegliete un tipo di formato. Ci sono solo il TIFF a 8 o 16 bit e il JPEG. Se pensate di elaborare successivamente l’immagine con Photoshop, scegliete un formato TIFF. Se invece siete già pronti per pubblicare l’immagine sul Web, allora scegliete il JPEG.
L’HDR “Dragan”
Prima di spiegare passo passo come si ottiene un HDR “Dragan”, è opportuno spendere qualche parola su Andrzej Dragan, l’autore di questa tecnica. Andrzej Dragan, è un fotografo di fama internazionale nato nel 1978 e di origine polacca. Ha studiato fotografia e fisica. Ha esposto le sue fotografie in tutto il mondo e il suo stile è diventato un riferimento per molti. Dragan utilizza la tecnica digitale per ottenere ritratti in HDR dai dettagli estremamente particolareggiati e dai colori spenti (una rarità nella tecnica dell’HDR!). I suoi lavori vengono spesso pubblicati sulle copertine delle riviste o come pubblicità. Questo stile è molto popolare e richiesto dai clienti, anche se non sanno bene come descriverlo. Create alcune foto HDR con questo effetto e inseritele nel vostro portfolio. Aumenterà la possibilità che i vostri lavori vengano notati in mezzo a quelli di altri fotografi e, perché no, questo stile potrebbe diventare il vostro.
Per ottenere un’immagine HDR “draganizzata”, dovete partire da un’immagine HDR finita, creata con le istruzioni precedenti con Photoshop o con Photomatix Pro.
Le immagini HDR Dragan sono state concepite per i ritratti, ma possono funzionare molto bene anche per i paesaggi, l’architettura o lo still life. È meglio utilizzare l’HDR ricavato da un’immagine scattata a bassi valori ISO.
Aprite quindi questa immagine HDR in Photoshop. Selezionate tutta l’immagine con Cmd+A su Mac o Ctrl+A su Windows, poi premete Cmd+C o Ctrl+C per copiarla. Selezionate dal menu in alto
Immagine > Metodo > Scala di grigio, come mostrato in figura 20. In questo modo l’immagine sarà trasformata in bianco e nero.
Ritornate su Immagine > Metodo e scegliete Due tonalità. Vi apparirà la finestra visibile in figura 21, scegliete come tipo Tre tonalità e premete OK. In questo modo l’immagine verrà convertita in tre tonalità di colore, tipo i viraggi in bianco e nero che si facevano in camera oscura.
Ora tornate su Immagine > Metodo e convertite in RGB. Convertendo nuovamente l’immagine in colori RGB, questa non tornerà ad essere “a colori”: l’aspetto resterà assolutamente identico. In RGB avrete modo di applicare correzioni all’immagine che non potreste effettuare se non in questa modalità. Per esempio, adesso dovete creare un livello di correzione Curve, cliccando sull’apposita icona in basso nel pannello dei Livelli (Layers) o usando la paletta Regolazioni.
Selezionate da questo pannello lo strumento per editare le curve, simboleggiato da una linea curva, e fate un clic a caso sulla linea trasversale che passa in mezzo all’istogramma, visibile in figura 23 . In basso selezionate il valore 50 per output e 76 per input. Fate un altro clic sulla linea trasversale con la matita e inserite i valori 127 sia per input sia per output. Fate un altro clic con la matita e inserite il valore 229 per output e 214 per input.
Premete Cmd+V su Mac o Ctrl+V su Windows per incollare l’immagine originale. L’immagine a colori che avete prima copiato e inserito negli appunti di Photoshop è ora disponibile sopra un nuovo Livello (Layer). Ora l’immagine è tornata a essere a colori. Esaminate il pannello dei livelli. Avete un’immagine in bianco e nero, un livello per le curve e la stessa immagine incollata a colori. Selezionate i metodi di fusione e scegliete Luce soffusa e poi Riemp. (riempimento) 90%, come mostrato in figura 24.
Fate ancora Cmd+V su Mac o Ctrl+V su Windows per incollare l’immagine originale a colori su un nuovo livello. Scegliete Colore brucia come metodo di fusione e Riemp. 35%. Poi fate ancora un’ultima volta Cmd+V su Mac o Ctrl+V su Windows per incollare l’immagine originale a colori su un nuovo livello. Scegliete Luce intensa come metodo di fusione e Riemp. 25%, come mostrato in figura 25. Ora che l’immagine è composta da più livelli, potete unirli tutti, in modo che essa occupi meno spazio sull’hard disk. Scegliete le opzioni del pannello Livelli (Layers) e poi Unico livello.
Svolgete questa operazione soltanto quando siete sicuri di aver finito il vostro lavoro di compositing, oppure salvate una copia di questo file con i singoli livelli attivati.
Ora il lavoro di “draganizzazione” è quasi finito. L’immagine potrebbe avere aree sovraesposte che poco hanno a che vedere con questo stile di foto. Sarà quindi opportuno utilizzare lo strumento Brucia per scurire queste aree. Selezionate lo strumento Brucia, visibile in figura 27, e impostate un valore di diametro di circa 125 pixel, tenendo presente che potete regolare voi la dimensione sulla base delle dimensioni delle aree da scurire. Impostate l’Intervallo su Mezzitoni con Esposizione al 30%.
Una volta finito di ritoccare le aree troppo chiare con lo strumento Brucia, potete godervi il risultato finale nella figura 28: un’immagine dai forti colori, dalla bassa luminosità e dai forti dettagli.
Curiosità sull’HDR – Le domande più frequenti
Vediamo ora un breve riepilogo che raccoglie tutte le domande e le risposte più frequenti intorno all’argomento trattato. Se siete fotografi “socievoli”, ovvero siete professionisti che frequentano altri colleghi o fotoamatori che hanno amici con la comune passione per la fotografia, potrete ritrovare in questi riepiloghi molte domande che vi sono state fatte o che voi stessi avete posto magari agli inizi, quando avete affrontato per la prima volta questa o quell’altra tecnica. Potreste anche esservele poste nel corso della lettura, magari eseguendo passo passo le procedure descritte nei vari paragrafi.
Perché i programmi per generare HDR hanno bisogno di tre immagini? Non posso importarne una o due?
Potete importare anche più di tre immagini, ma tre è il numero minimo di partenza. Per processare un’immagine HDR avete bisogno di tre scatti, uno esposto sulle alte luci, uno sulle ombre e uno che sia la più corretta esposizione possibile, quindi servirà per dare informazioni sui mezzi toni. Potete scattare sul posto una sola immagine, a patto che venga registrata in formato RAW e che successivamente vengano create tre versioni JPEG con esposizione diversa da dare in pasto al software di elaborazione degli HDR.
La mia fotocamera digitale non registra in formato RAW. Ho uno scatto in JPEG che sarebbe perfetto per essere elaborato in HDR, ma non ho eseguito il bracketing. Posso crearne tre versioni diverse in JPEG?
Sì, potete farlo aprendo in Adobe Camera RAW l’immagine JPEG. Dovrete regolare l’esposizione due volte (un file avrà già l’esposizione giusta) e salvare i risultati in due file distinti. Successivamente, importerete lo scatto originale e le altre due versioni in un software di elaborazione dei file HDR. Tuttavia, se potete tornare sul posto e rieseguire lo scatto in bracketing, sarebbe molto meglio. La qualità dell’HDR generato da un solo file JPEG sarà molto bassa e probabilmente piena di disturbi (effetto moiré).
Qual è la migliore fotocamera per la generazione di file HDR?
Certamente il meglio disponibile al momento sul mercato, come dorsi digitali Hasselblad o Leaf con un’incredibile definizione e un prezzo davvero inarrivabile. Le fotocamere digitali non fanno altro che registrare le vostre fotografie con la tecnica del bracketing, quindi con esposizioni diverse. Maggiore definizione e latitudine di posa avrà una fotocamera, meglio sarà, come nella fotografia digitale classica.
Quindi non esistono fotocamere digitali progettate per fotografare in HDR, anche se la grande latitudine di posa dei dorsi digitali Leaf è il risultato più simile a una foto HDR generato con un solo scatto da una fotocamera. Ma questa, visto i prezzi, non è che una semplice curiosità. Tanto per la cronaca, i file generati dai dorsi Leaf hanno estensione .hdr. Sarà un caso?
Perché i miei file HDR hanno colori troppo saturi?
Probabilmente state lavorando nel modo sbagliato. Alla maggior parte delle persone piacciono gli HDR molto saturi, ma se a voi non piacciono (e l’importante è che piacciano prima a voi che agli altri) dovete porvi rimedio. Tornate a leggere i paragrafi di questo articolo e cercate di essere un po’ più leggeri con i controlli di Photomatix Pro. Eseguite le operazioni poco per volta, muovendo i cursori delicatamente. Sperimentate!
Perché i miei file HDR hanno colori troppo tenui?
Probabilmente perché state usando Adobe Photoshop invece di Photomatix Pro. Scherzi a parte, è vero che con Photomatix Pro è più facile creare HDR molto saturi rispetto a Photoshop. Lo stesso consiglio fornito alla domanda precedente, poi, vale anche per questa.
La tecnica “Dragan” può essere applicata soltanto alle immagini HDR?
No, ma l’effetto è molto più marcato su fotografie in HDR.
Che tipo di computer mi serve per elaborare le immagini HDR?
Un qualsiasi computer Mac o Windows in grado di far funzionare le ultime versioni di Adobe Photoshop che hanno introdotto la tecnica dell’HDR (CS2, CS3 e CS4) o Photomatix Pro. I requisiti di sistema sono pubblicati sui siti Web di ciascun produttore.
I file HDR occupano più spazio su disco rigido rispetto alle altre fotografie?
Le immagini HDR, durante l’elaborazione, prima di essere trasformate in JPEG, TIFF
o in un altro formato, sono a 32 bit e quindi, momentaneamente, occupano più spazio temporaneo di un file TIFF a 8 o a 16 bit. Una volta finita la trasformazione in TIFF o JPEG recupererete spazio. In ogni caso, se avete problemi di questo tipo, vuol dire che il vostro hard disk è molto pieno, quindi dovreste probabilmente valutare l’acquisto di un disco rigido esterno.
Autore: Gian Guido Zurli – Tratto da: Effetti speciali per la fotografia digitale – Edizioni FAG Milano